Ho aspettato due settimane per parlarvi della mostra La Grande Mostra per due motivi: 1) avevo bisogno di tempo per trovare le parole giuste e riordinare le idee e 2) ho aspettato invano le immagini da parte dell’ufficio stampa e quindi ne ho scaricate qualcuna dalla pagina facebook della Fondazione Nicola Trussardi.
Ho varcato la soglia della mostra con grandi aspettative: tutti i giornali, i siti web e i blog ne parlavano e quindi mi sono detta: “Per niente al mondo voglio perdermi questo appuntamento a due passi dall’ufficio!”
Così ho coinvolto una mia amica (Chimica di professione, ma comunque appassionata d’arte) per scoprire le meraviglie nascoste de La Grande Madre: 400 opere realizzate da 127 artisti internazionali hanno letteralmente invaso 2000 mq del piano nobile di Palazzo Reale. Lo scopo? Analizzare l’iconografia e la rappresentazione della maternità nell’arte del Novecento, dalle avanguardie fino ai nostri giorni.
La figura della madre è sempre stata un tema importante nella storia dell’arte, ma alcune rappresentazioni qui esposte mi hanno lasciata…interdetta? Senza parole? Dubbiosa? Non saprei dirvelo nemmeno io…
Come segnalato nel comunicato stampa, qui non si parla solo del potere generativo e creativo della figura della madre ma si fa riferimento anche al potere negato alle donne e a quello conquistato da esse nel corso del Novecento. Insomma, una donna a 360 ° rappresentata da Sigmund Freud e trasfigurata in modo inquietante da Alfred Kubin e Edvard Munch.
La donna non è solo protagonista ma anche autrice di alcune opere d’arte, specialmente quelle appartenenti al dadaismo, surrealismo e futurismo. E a proposito del Futurismo, sapevate del ruolo della donna suggerito da Marinetti nel manifesto? Beh, in poche parole la disprezzava. Ecco quindi che le donne del tempo (come Giannina Censi, Valentine De Saint-Point, Mina Loy, Marisa Mori) rispondono per le rime non solo con le loro opere ma anche attraverso il Manifesto della Donna Futurista.
Come ben possiamo immaginare, di donne artiste ce ne sono state tante nella storia ma la loro fama è sempre stata messa in secondo piano rispetto a quella degli uomini…nell’epoca del Surrealismo però cominciano ad essere riconosciuti i nomi di Leonora Carrington, Frida Kahlo, Meret Oppenheim…
Negli Anni Sessanta e Settanta invece, viene abbandonata la centralità del corpo femminile nelle rappresentazioni e si fa strada l’associazione tra la donna e le forze della natura. Allo stesso tempo, ecco far capolino i primi movimenti femministi ma anche le descrizioni di spazi domestici come luogo di tensioni e soprusi. A distanza di due settimane ricordo ancora perfettamente con un senso di disagio un disegno che ritraeva un bambino che gioca spensierato in casa accanto al corpo della madre appeso con un cappio al lampadario…
L’unica figura veramente materna che mi ha trasmesso calore e tenerezza è stata la Venere di Jeff Koons. Anche Fontana, che di solito non apprezzo particolarmente, qui ha trovato una collocazione perfetta…ma tutto il resto, ripeto, non mi ha proprio convinta! La sala dedicata al periodo Dada ad esempio, con la sua “donna meccanica”, è stata piuttosto angosciante.
Forse l’intento era quello di smuovere nel visitatore una serie pressochè infinita di impressioni diverse sia positive che negative per poter riflettere meglio sulla figura della madre oggi, ripercorrendo la sua evoluzione nell’ultimo secolo. Io però sono uscita dalla mostra confusa, e lo sono ancora adesso: troppe opere, troppi concetti, troppe sale, troppe didascalie (nel libretto gratuito che ti danno all’ingresso). Forse avrei dovuto chiedere maggiori spiegazioni ai ragazzi presenti in sala, ma allo stesso tempo non avrei saputo CHE COSA chiedere. So che tanti invece l’hanno apprezzata, quindi sono curiosa di conoscere i vostri pareri!!!!
ALESSANDRA
FINO AL 15 NOVEMBRE 2015
ORARIO
Lunedì dalle 14.30 alle 19.30
Martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9.30 alle 19.30
Giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30
INGRESSO
Intero: 8 euro
Ridotto: 5 euro
COME RAGGIUNGERLA:
Io purtroppo son troppo lontana per andare a visitare la mostra, ne ho sentito parlare benissimo comunque, tanta pubblicità positiva. Attraverso le foto e la tua esperienza penso che l’intento della mostra era proprio questo… sconvolgere. Abituati ad una figura sempre positiva della donna e della madre a volte dimentichiamo tutto il resto. E l’arte ce lo ha solo ricordato. Un caro Saluto. Erica
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Ciao Erika,
Se come dici tu, l’intento era sconvolgere…allora ci sono riusciti!:)
L’arte ha tantissimi “poteri” e riesce a comunicare emozioni, trasmettere sensazioni diverse di volta in volta e di persona in persona…
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Io purtroppo non l’ho vista, ma nei giornali di settore ho letto ovunque delle forti perplessità sull’operato di Gioni, e quasi tutti sono del tuo parere. Una confusione ed un disordine (rispetto al tema) che lasciano spaesati. Probabilmente è anche il tema molto “importante” e legato ad una certa nostra tradizione romantica che ci predispone a delle aspettative che forse poi non sono contemplate in un progetto molto spinto sull’attualità.
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La parola chiave è proprio “aspettative”: mi sono immaginata una cosa, e mi sono trovata davanti a tutt’altro…
Se dovessi riuscire a visitarla, sarei curiosa di sentire il tuo parere 🙂
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Si, in molti hanno questo pensiero.
Complimenti per la recensione!
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Grazie mille!
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