Quanti di voi sono amanti dei quadri che rappresentano nature morte? Noi decisamente no! Eppure, sabato abbiamo deciso di fare una “toccata e fuga” a Brescia per vedere la mostra Il cibo nell’arte: le mostre tematiche infatti, che uniscono le opere di diverse epoche seguendo un determinato filone, ci hanno sempre affascinato.
Ci attendevano oltre 100 opere, pronte ad accoglierci per mostrarci il cibo consumato nell’arco degli ultimi quattro secoli della storia dell’uomo.
Le opere sono divise in 10 sezioni:
– L’allegoria dei cinque sensi: qui sono esposte le opere più antiche della mostra dove i protagonisti delle tele sono immortalati mentre mangiano con gusto le prelibatezze dell’epoca
– Mercati, dispense e cucine: cosa era conservato nelle dispense dei più ricchi? E in quelle dei meno abbienti? I quadri di questo genere hanno contribuito in maniera significativa nello studio delle abitudini alimentari delle popolazioni precedenti a noi e inoltre ci mostrano particolari varietà di cibi ormai scomparsi. ( purtroppo non abbiamo foto di questa sezione a causa del “sovraffollamento” di scolaresche!)
– La frutta: nature morte dai mille colori, frutti mai visti, ipotetici accostamenti di sapori, ispirazione arcimboldiane…
…ma anche una delle rarissime sculture di Arcimboldi, che qui è rappresentato dal “Custode dell’Orto” in una sala semi-illuminata che mette in risalto i decori della statua.
– La verdura: anche in questa sala, come in quella dedicata alla frutta, abbiamo guardato con interesse ogni quadro e ogni ortaggio ritratto. Ci siamo stupite soprattutto dell’incredibile varietà di verdure, niente in confronto a come siamo abituate a vedere oggi sulle nostre tavole (e nei nostri frigoriferi!)
– Pesci e crostacei: aragoste, canocchie, tonno, sardine…tutto è ritratto in maniera così veritiera che i gusci dei crostacei e le squame dei pesci, sembrano essere ancora bagnati e striati da gocce di acqua di mare. Sapevate che una volta, il salame di bottarga (oggi cibo molto ricercato) era un piatto povero? Già, perché i ricchi sulle loro tavole avevano solo cibo fresco, mentre quelli conservabili più a lungo erano lasciati ai cosiddetti poveracci!
– Selvaggina da pelo e da penna: si sa, sulle tavole imbandite dei nobili non mancava mai la selvaggina…ma mai avremmo pensato che ci fossero anche dei pavoni, le cui piume colorate venivano conservate per poi usarle come decorazione dei piatti serviti. Solo nel Seicento, il pavone venne sostituito col tacchino importato dall’America del Nord.
– Carne, salumi e formaggi: mentre noi cominciamo ad avvertire un leggero languore, eccoci catapultati nella tradizione italiana. Da un lato piatti tipici campani, dall’altro invece i salumi e i formaggi della zona dell’Oltrepo’. Vi ricordate che vi abbiamo parlato del fatto che i ricchi mangiavano solo prodotti freschi? Beh, di alcuni salumi erano così ghiotti che fecero un’eccezione (come nel caso del prosciutto crudo)…un’eccezione che avrebbe dovuto essere segreta, visto il divieto di rappresentarli sulle loro tavole! Interessante anche la prima rappresentazione (1887, Cesare Tallone) di gorgonzola e groviera, oggi molto comuni, ai tempi invece erano una rarità.
– Dolci, vino e liquori: peccatori di gola fatevi avanti, questo è il vostro (e nostro :)) mondo! Tavole imbandite con dolci di ogni genere: glasse lucide, granelli di zucchero, biscotti croccanti. E accanto vini annacquati per i poveracci e vini pregiati per i più abbienti, che non si facevano mancare nessuno dei piaceri della tavola. Qui vediamo per la prima volta nella storia, il panettone: dipinto da Emilio Longoni nel 1878, si presenta come basso e largo, la versione precedente a quella conosciuta oggi e inventata da Angelo Motta.
– Tavole imbandite: le tavole imbandite cambiano nel tempo: da Pitocchetto a Longoni, fino ad arrivare a Warhol. Il trait d’union è la testimonianza lasciateci dagli artisti del passato, su quello che generalmente veniva portato a tavola dando importanti informazioni ai ricercatori per capire come era costituito l’alimentazione tipica, quali erano i gusti, quali cibi esistevano già e quali sono stati rivisitati.
– Il cibo nell’arte del XX secolo: un ritorno al “nostro mondo”, ovvero l’arte moderna e contemporanea. Dal surrealismo all’iper-realismo, dalla fotografia ai quadri-scultura: Magritte, Fontana, Manzoni, Lichtenstein, LaChapelle e di nuovo Andy Warhol.
E a fine percorso, ecco la “piramide alimentare”, installazione in cera commissionata per l’occasione all’artista Paola Nizzoli.
E’ una mostra che vi consigliamo vivamente: i quadri di diverse epoche vi accompagneranno in un viaggio attraverso i secoli e i cibi che hanno caraterizzato regioni, popoli e decenni. Potrete riscoprire come noi anticihi pittori come Campi, Recco, Baschenis, Brueghel, Guercino, Salini eTodeschini e ammirare nuovamente i maestri del contemporaneo che siamo già abituati a vedere, ma che non finiscono mai di affascinare!
E’ una mostra perfetta per tutti, e a dimostrarlo sono le tante scolaresche che abbiamo incontrato durante alla visita: siamo rimaste piacevolmente colpite dall’attenzione e dalla curiosità che tutti gli alunni dimostravano (anche grazie alle guide che spiegavano in maniera professionale ma divertente), curiosi di scoprire quali cibi fossero rappresentati, chi li mangiava, perchè alcune abitudini si sono perse…
ORARIO:
da mercoledì a venerdì dalle 9.00 alle 18.00
sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 20.00
FINO AL 14 GIUGNO 2015
INGRESSO: Intero 10 euro, Ridotto 8 euro
PER INFORMAZIONI VISITATE IL SITO O SCRIVETE A info@amicimartinengo.it
COME RAGGIUNGERLO: Palazzo Martinengo, Via dei Musei 30, Brescia
Queste opere sono molto belle. Grazie per l’articolo!
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Grazie a te che ci segui sempre con entusiasmo! 🙂
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