Chissà cosa avrebbe detto Camillo Benso, Conte di Cavour, nel vedere la sua casa trasformarsi nella sede di una mostra così provocatoria.
Già, perché è proprio nella residenza del Conte di Cavour che Maurizio Cattelan ha allestito la mostra “Shit and Die” e, durante la nostra trasferta torinese, non potevamo assolutamente perdercela. Decine e decine di persone in coda, amanti dell’arte e “profani” del settore, uomini in giacca e cravatta ma anche con piercing al naso e jeans strappati…tutti mossi dalla curiosità, in trepidante attesa di scoprire come Cattelan ha deciso, anche questa volta, di lasciarci a bocca aperta.
L’unica certezza che avevamo prima di entrare era che si trattava di un lavoro di “speleologia” della città, delle sue storie e delle sue curiosità, raccontata attraverso oggetti proveniente da essa stessa, e le opere di 60 artisti.
Una volta entrate nel Palazzo Settecentesco, siamo state accolte da pareti ricoperte da banconote da 1 $: 40.000 banconote per l’esattezza, e tutte vere. (reinterpretazione fatta da Eric Doeringer, di una mostra del 2011 di Hans Peter Feldmann)
Da qui, si entra nella prima sala: difficile riuscire a leggere i piccoli pannelli descrittivi, visto il numero elevato di visitatori (per fortuna all’ingresso fanno entrare a gruppi per rendere la “circolazione” un po’ più agevole) e, non avendoli letti, ammettiamo di non aver capito il loro significato…qualcuno di voi potrebbe aiutarci?
Ci piacerebbe chiedere il vostro aiuto anche per la sala alle cui pareti sono appesi dei “tappeti” multicolor che fanno da sfondo a una “torre” diroccata, fatta di scatole di torrone (opere di Aldo Mondino).
Finalmente qualcosa che ci colpisce: le polaroid di Carlo Mollino che mostrano ritratti di nudo femminile, molto belli e provocanti. Provocazione sottile, in confronto alle opere di Lynda Benglis e Dorothy Iannone, che puntano ad emancipare, anche violentemente, il corpo femminile dall’immaginario erotico maschile.
Divertente la sala dove alcuni personaggi torinesi sono stati reinterpretati dagli artisti. Tra i più fotografati: Luciana Littizzetto con la sua bocca da bambola gonfiabile, Joker alias Sergio Marchionne e, poi ancora, Fassino, John Elkan, Travaglio….
In questa “galleria degli orrori (e dei colori)”, spicca lo scheletro del professor Carlo Giacomini che, come ultima volontà, si è fatto mettere in teca dai suoi studenti con l’epitaffio: «Non essendo partigiano della cremazione né dei cimiteri preferisco che le mie ossa abbiano riposo nell’Istituto anatomico, dove ho passato i più bei anni della mia gioventù…».
Nelle ultime tre stanze troverete la forca in uso a Torino fino al 1865…
…e poi ecco lo studio di Cavour, dove l’uomo ha lavorato lungamente per unire l’Italia. Qui è tutto ricoperto dal cellofan trasparente, come se si volesse conservare al meglio questo luogo, suscitando però un po’ di ilarità nel vedere una stanza dalla storia così importante, addobbata in questo modo.
Nell’ultima stanza siamo entrate con curiosità, per cercare di capire da dove provienisse quel rumore metallico, costante e sempre uguale: sono 39 metronomi, simbolo dell’inarrestabile scorrere del tempo. In mezzo, Dead Man Working, ovvero un’ auto distrutta, chiaro riferimento alla realtà industriale torinese.
Beh, che dire. Probabilmente dobbiamo ancora metabolizzare questa mostra: molte cose non ci sono chiare, nemmeno leggendo le recensioni di quotidiani, riviste e blog; alcune cose ci hanno colpito, altre decisamente no. Ma questo in fondo è lo stile di Cattelan (che ha allestito questa mostra insieme a due giovanissime curatrici: Myriam Ben Salah e Marta Papini): può piacere oppure no, a lui non interessa. Lui vuole stupire e provocare, e anche questa volta ci è riuscito benissimo. Quindi andate anche voi a vederla: siamo curiose di sapere cosa ne pensate!
FINO ALL’11 GENNAIO 2015
ORARIO
martedì – mercoledì – venerdì – sabato – domenica, ore 11 – 19;
giovedì, ore 15 – 21;
lunedì chiuso.
Aperture straordinarie:
Lunedi 8 dicembre 2014 Ore 11.00 – 19.00
Venerdì 26 dicembre 2014 Ore 11.00 – 19.00
Giovedì 1 gennaio 2015 Ore 15.00 – 21.00
Lunedi 5 gennaio 2015 Ore 11.00 – 19.00
INGRESSO: 5 €
COME RAGGIUNGERLA:
“Cattelan vuole stupire e provocare”…sarà, ma Shit and Die, non mi ha né stupito né provocato.
Mi ha fatto ridere, come Artissima e come ho già detto. Nessun sentimento aggiuntivo e questo, per me, è un punto a sfavore di chi, come Cattelan, viene considerato più di quello che è.
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Stupore per le opere che ci sono piaciute, come le polaroid appunto…
Provocazione invece per il tema e per le molte opere a sfondo sessuale che però, secondo noi, mancano di quel senso più “profondo” che l’arte dovrebbe comunicare
Abbiamo apprezzato molto di più altre opere di Cattelan, tra tutte LOVE a Milano…quella è una provocazione che ci piace!
Almeno ti sei fatta una sana risata 🙂 se Cattelan curasse un’altra mostra, ci andresti? Gli daresti un’altra possibilità?
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Certamente, basta che il costo del biglietto resti sotto i 5€!
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ahahah nonostante noi avessimo l’accredito, siamo comunque perfettamente d’accordo con te!
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Secondo me, il vero artista emergente è stato il giapponese Naka Gata.
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Ahah certamente!
Abbiamo visto che ti ha ritwittato anche Artissima 😉
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Leggendo solo l’articolo del post ero curioso di vedere cosa volevate mostrarci. Non sembra per niente male come artista. Purtroppo lo conosco poco e non l’ho mai approfondito.
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In realtà le opere esposte sono di 60 artisti e Cattelan (insieme ad altre due giovani curatrici) ha rivestito il ruolo di “direttore artistico” della mostra…è comunque una figura di spicco nell’arte contemporanea italiana e mondiale…prova a guardare qualche sua opera (come LOVE: https://culturefor.com/2013/07/29/dito-di-cattelan-in-piazza-affari-milano/) e facci sapere che ne pensi 🙂
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L’opera dei dollari è una provocazione verso un altro artista.
C’è una bella intervista su Artribune che spiega le intenzioni provocatorie di Cattelan! ahahah 😀
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E’ una delle opere apprezzate di questa mostra…
Ci piacerebbe tantissimo che tu riuscissi a vederla: sarebbe troppo interessante leggere un tuo commento!
Buona giornata!
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Grazie 🙂
L’istinto mi porta a una cosa. Non so se siete state a Dublino, c’è un pub antichissimo che si chiama Brazen Head.
Lì dentro, da anni, si collezionano dollari affissi alle mura. E’ tutto ricoperto di dollari.
In entrambi i casi, l’opera mi ha riportato a quel posto.
Che poi si chiama “hug” o altro, non è che ho trovato queste grande idee.
poi del resto contano le azioni dell’artista e le buffonate di certi curatori! ahaha
Smack
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Da piccola, in vacanza con i mie genitori, ho visto un pub uguale sperduto in mezzo al nulla in Arizona: a tutti i clienti, a fine pasto, veniva data una penna per firmare il dollaro che poi veniva attaccato al soffitto con una puntina 😉
(Alessandra)
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lo stesso in Dublin! (il pub è del 1000 e qualcosa, antichissimo) – Chissà che qualche irlandese non era lì in Arizona, dopo aver visto il Brazen?
(certo dopo il conio del dollaro ahahahah )
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Ricordo ad una delle biennali di Venezia una stanza intera tappezzata di assorbenti intimi… 😆
Quadri a sfondo sessuale, non sono più provocatori come una volta, penso che ormai suscitino quasi indifferenza… insomma non vedo tutta questa novità in cattelan sta volta…forse si è esaurito anche lui?
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Chi lo sa…certo è difficile ormai riuscire a stupire veramente!!!
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