Arnaldo Pomodoro @Palazzo Reale, Milano

In giro per l’Italia e per il mondo, si possono incrociare delle curiose sculture in bronzo – spesso di forma sferica – che sembrano essere state spaccate appositamente per mostrare degli strani meccanismi al suo interno. Si tratta delle opere dello scultore Arnaldo Pomodoro, che quest’anno festeggia 90 anni e al quale la città di Milano ha voluto rendergli onore con una mostra suddivisa in diversi spazi. Io ho visitato l’esposizione allestita presso la Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale. Come sempre questa sala è magica ed esercita un fascino davvero irresistibile: le opere di Pomodoro sono le indiscusse protagoniste e vengono messe in risalto sia dalle luci soffuse che dagli specchi che corrono lungo la sala.

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Arnaldo Pomodoro ® Nicola Gnesi per Fondazione Henraux

Arnaldo Pomodoro ha iniziato a scolpire negli Anni Cinquanta e, nel 1961/62, fece parte con Lucio Fontana del gruppo informale “Continuità”: fu proprio in questo periodo che inizò ad affinare il suo stile. La sua arte è dominata dalla geometria e ogni sua opera tende all’essenzialità di figure come la sfera, il cubo, il cilindro e altri solidi euclidei. Le sue opere non sembrano dialogare con l’esterno, ma piuttosto con l’interno di questi solidi che sono caratterizzati da pareti lisce, lucenti e riflettenti. Arnaldo Pomodoro sembra usare un linguaggio cuneiforme tutto suo per raccontare le sue opere, la sua visione del mondo, la sua arte, la sua storia.

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Colpo d’ala, 1984
 bronzo, 150 x 180 x 208 cm (foto Carlo Orsi)

Alle pareti sono appese alcuni dei primi lavori dello scultore: piccoli bassorilievi composti da una fitta serie di segni, che ancora una volta sottolinenano un rimando ad una scrittura arcaica illeggibile. I titoli di queste opere fanno riferimento a Paul Klee oppure risentono di suggestioni letterarie e filosofiche. Luogo di mezzanotte  ad esempio nasce come rappresentazione dell’angoscia ed è stata realizzata in un momento in cui lo sconforto provato dall’artista era in linea con il pensiero del filosofo Kierkegaard.

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La Colonna del viaggiatore, 1960, I, 1960 bronzo, 300 x 120 x 28 cm (foto Vaclav Sedy)

Nelle serie delle Tavole e delle Colonne del viaggiatore l’effetto è avveniristico, come se i segni riportati su queste sculture siano pronti a svelare i segreti di una vita aliena o di ere geologiche lontane da noi. Tutte queste sensazioni sono racchiuse insieme ne La grande tavola della memoria “quasi a voler restituire un racconto segreto, denso di miti poetici e simboli privati”.

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Grande tavola della memoria, 1959-1965 piombo, bronzo, legno e stagno, 225 x 325 x 60 cm (foto Giorgio Boschetti)

Le opere legate a La Ruota risalgono al periodo in cui Pomodoro iniziò la ricerca sulle forme elementari della geometria euclidea con l’intento di scoprirne i fermenti interni (come definisce lui i movimenti materici che caratterizzano l’interno delle sue opere). L’interno e l’esterno, il pieno e il vuoto sono in lotta tra loro ma il significato di ogni singola opera è ben definito. La ruota ad esempio si ispira ad un calendario azteco osservato durante un viaggio in Messico nel 1961, mentre Il grande ascolto invece è un chiaro riferimento alla tecnologia e alla comunicazione. E poi ci sono le sfere di cui l’artista dice: “Ecco ciò che mi muove a fare le sfere: rompere queste forme perfette e magiche per scoprirne (cercarne, trovarne) le fermentazioni interne, misteriose e viventi, mostruose e pure; così provoco col lucido levigato un contrasto una tensione discordante, una completezza fatta di incompletezze. Nello stesso atto, mi libero di una forma assoluta. La distruggo. Ma insieme la moltiplico.
AP_214Arnaldo Pomodoro, Sfera n. 1, 1963 bronzo, ø 120 cm (foto Aurelio Barbareschi)

 

In alcuni casi la sfera ha al suo interno un’altra sfera, simbolo di nascita e rinnovamento. In altri invece, le corrosioni diventano delle spaccature geometriche come se fossero prodotte non dalla natura, ma da una macchina tecnologica. La superficie lucida invece riflette ciò che c’è intorno, restituendo una percezione dello spazio diversa da quella reale. Non poteva mancare il grande rilievo Le battaglie, in fiberglass e polvere di grafite: la zona alta e quella bassa del rilievo sono puntullate da forma spigolose e diversi oggietti, dando allo stesso tempo sia un senso di movimento che di confusione. Al centro invece, una striscia priva di segni, ma non per questo meno dinamica. Una battaglia di forme quindi, che è stata messa a confronto dal critico Pepe Karmel con La Battaglia di San Romano di Paolo Uccello.

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Le battaglie, 1995 fiberglass con polvere di grafite, 320 x 1200 x 65 cm (foto Dario Tettamanzi)

Arnaldo Pomodoro mi ha sempre affascinato, nonostante ciò non ho mai approfondito gli studi di questo artista e delle sue opere…che grande errore! Questa mostra mi ha davvero lasciato a bocca aperta e mi spiace non avere a disposizione abbastanza tempo per vedere le altre esposizioni allestite per l’occasione alla Triennale di Milano, alla Fondazione Arnaldo Pomodoro e al Museo Poldi Pezzoli.  All’inizio della primavera però vorrei fare un giro di Milano e portarvi con me a scoprire le opere di Arnaldo Pomodoro che impreziosiscono la città.

FINO AL 5 FEBBRAIO 2017

SITO UFFICIALE

ORARIO – PALAZZO REALE
Lunedì dalle 14.30 alle 19.30
Martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9.30 alle 19.30
Giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30
ORARIO NATALIZIO
Sabato 24 dicembre dalle 9.30 alle 14.30
Domenica 25 dicembre dalle 14.30 alle 18.30
Lunedì 26 dicembre dalle 9.30 alle 19.30
Domenica 31 dicembre dalle 9.30 alle 14.30
Domenica 1 gennaio dalle 14.30 alle 19.30
Lunedì 2 gennaio dalle 9.30 alle 19.30

INGRESSO – PALAZZO REALE
Intero: 8 euro
Ridotto: 5 euro

COME RAGGIUNGERLA – PALAZZO REALE

3 risposte a "Arnaldo Pomodoro @Palazzo Reale, Milano"

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  1. L’ha ribloggato su Arte&Culturae ha commentato:
    Arnaldo Pomodoro, un ricordo: negli anni ’76-’77 e poco dopo, in piazza Verdi, nel cuore della zona universitaria di Bologna, erano collocate tre sue opere sulle quali si sbizzarrì la fantasia creativa degli “indiani metropolitani” bolognesi.

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