I mini saggi di Skira Editore sanno sempre come tenermi compagnia in una serata alla ricerca del relax post lavoro. Qualche settimana fa, mi è stato inviato Picasso della scrittrice americana Gertrude Stein: poco più di 50 pagine per parlare di uno dei grandi maestri del Novecento, che tra l’altro sarà protagonista della mostra a Palazzo Reale a Milano fino al 17 febbraio.

Il libro parte dalle origini della visione cubista, o meglio, degli inizi del XIX secolo: si racconta come il mondo era visto dagli artisti e come si insinuò il dubbio che forse si poteva “vedere” in modo diverso. Proprio qui si inserisce Picasso il cui lavoro, fin da bambino poteva essere descritto così: “i suoi disegni non erano di cose viste ma di cose espresse.“
Il libro presenta un breve excursus della vita dell’artista tra la Francia e la Spagna, e qualche incursione in Italia. Prima si parla della visione, poi delle sue influenze e infine del colore. Sono tutti questi piccoli tasselli che hanno portato alla manifestazione del cubismo che, secondo la Stein, nasce da questi tre pilastri: la composizione, la fede in quello che gli occhi vedevano e l’incorniciatura della vita.
Tra le tante piccole descrizioni racchiuse nel libro, mi è piaciuta molto l’idea di vedere la pittura di Picasso come se fosse la sua calligrafia: lui d’altronde si esprimeva attraverso le immagini, non le parole.

La lettura non è molto scorrevole, come talvolta succese con gli autori rappresentanti del modernismo. Si intende l’urgenza dell’autrice di condividere la sua visione e quella di Picasso. Si capisce che ha vissuto in prima persona quegli anni. E alla fine, entri a far parte anche tu di quel mondo, tanto da rimanere sorpreso e spaesato quando arrivi all’ultima pagina.
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