Quando si parla di artisti del passato, sono pochi i nomi femminili che saltano alla mente. Uno di questi è quello di Artemisia Gentileschi, la cui storia è stata raccontata (e romanzata) da Susan Vreeland nel libro “La passione di Artemisia“.

Figlia del pittore Orazio Gentileschi, fin da bambina è cresciuta a “pane e arte”: ebbe la fortuna di avere un padre che appoggiò la sua passione per la pittura, una passione che però sovrastava ogni cosa…anche l’amore per la figlia. Artemisia infatti venne violentata dal suo maestro e sottoposta a un pubblico processo a Roma che la segnò per sempre e che incrinò il rapporto con suo padre, che non prese appieno le sue difese.
La giovane donna si sente umiliata e accettò il matrimonio riparatore con Pietro Stiattesi, un mediocre artista fiorentino. Una storia d’amore partita con il piede sbagliato e che, nonostante l’impegno di Artemisia per farla funzionare, era destinata a fallire. Il trasferimento a Firenze però aprì le porte dell’elitario mondo dell’arte: entrò in Accademia (prima donna a ottenere questo importante risultato) e ricevette commissioni dalla famiglia dei Medici. Da lì, tra alti e bassi, inizia a girare per tutta Italia e continua a stupire tutti i suoi mecenati con l’incredibile tratto del suo pennello e soprattutto per l’intensità delle protagoniste dei suoi quadri.
Tra verità storica e passaggi più romanzati, la Vreeland regala un ritratto accattivante dell’artista dove la parola chiave – come dice chiaramente il titolo – è la passione.
Grazie del consiglio
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