La Rocca dell’Innominato

Chi di voi ha mai desiderato di visitare i luoghi di cui si parla nei libri? Beh, non è così difficile se, il libro scelto, è I Promessi Sposi: “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutte a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte […]

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Inizia così il romanzo più amato o odiato dagli studenti e a cui, a Lecco e dintorni, è stato dedicato un itinerario ad hoc dove poter vedere i luoghi che sono stati il teatro di alcuni episodi de I Promessi Sposi. Così, in una pigra domenica di sole ho deciso di andare a Vercurago, un piccolo paesino affacciato sul lago (e paese natale del mio nonno paterno) che è dominato da antiche rovine.

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Si tratta del Castello di Somasca, o Rocca dell’Innominato. Nel capitolo XX, quando don Rodrigo decise di andare dall’Innominato per parlare del rapimento di Lucia, Manzoni lo descrisse così: “Il castello dell’innominato era a cavaliere a una valle angusta e uggiosa, sulla cima d’un poggio che sporge in fuori da un’aspra giogaia di monti, ed è, non si saprebbe dir bene, se congiunto ad essa o separatone, da un mucchio di massi e di dirupi, e da un andirivieni di tane e di precipizi, che si prolungano anche dalle due parti […]

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Il castello, situato sopra un’altura naturale alta circa 420 metri, è raggiungibile in due modi: in macchina, parcheggiando alla Trattoria La Rocca oppure a piedi attraverso la Via delle Cappelle. Una volta giunti in cima sono subito stata colpita dal meraviglioso panorama sul lago coronato dalle montagne.

Del castello in realtà è rimasto ben poco: le prime notizie risalgono al Medioevo e la sua proprietà è sempre stata contesa tra Milano e Venezia. La tradizione vuole che l’edificio fosse una delle residenze di Francesco Bernardino Visconti, nobile milanese che si era macchiato di reati gravissimi al quale Manzoni si ispirò per creare il personaggio dell’Innominato.

Oltre alla cinta muraria e a un torrione, si trova una cappella dedicata a San Girolamo costruita nel 1902 al cui interno è riprodotta la miracolosa moltiplicazione dei pani per sfamare i propri orfani.

Una volta visitata la rocca, ho deciso di visitare un’altra tappa dell’itinerario manzoniano. Sono quindi andata a Pescarenicouna terricciola, sulla riva sinistra dell’Adda, o vogliam dire del lago, poco discosto dal ponte: un gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate qua e là di tramagli e di reti tese ad asciugare.

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Si tratta dell’unico luogo di Lecco citato esplicitamente da Manzoni come paese in cui sorgeva il convento dei Cappuccini in cui vivevano Fra Cristoforo e Fra Galdino e che viene associata alla Chiesa dei Santi Materno e Lucia. Si tratta di una chiesa costruita nel 1576 per volere del governatore spagnolo de Mendoza e ospitò i Cappuccini fino al 1810. Dell’antica struttura conventuale restano tracce nel cortile e nel portico dove si affacciavano le celle dei frati, mentre la chiesa presenta un’unica navata rettangolare.

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A Pescarenico, Lucia si è allontanata in barca per fuggire alle mire di Don Rodrigo mentre diceva il suo “Addio ai monti” e, sempre qui, si trovava il pesciaiolo che porterà ad Agnese e Lucia notizie del loro paese natale, quando queste erano rifugiate a Monza.

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Mi restano ancora diverse tappe dell’itinerario manzoniano e non vedo l’ora di percorrerle tutte insieme a voi!

COME RAGGIUNGERE LA ROCCA DELL’INNOMINATO

COME RAGGIUNGERE PESCARENICO

9 risposte a "La Rocca dell’Innominato"

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