Venerdì vi ho lasciati a Boumalne ed è da lì che ripartiamo oggi: vi racconterò di tutto ciò che ho visto nel tratto di strada tra Boumalne e Ouarzazate e tra Ouarzazate e Marrakech. Eccoci nella valle del Draa dove ci ritroviamo circondati da formazioni rocciose di un rosso accesso…e sempre qui, abbiamo visto dove vivono i nomadi berberi. Grotte nascoste tra le rocce e qualche pecora, niente comfort ma dei grandi sorrisi da parte di tutti (chiedete sempre il permesso prima di fotografare le persone: Mohamed e le altre guide che abbiamo incontrato durante il viaggio ci hanno spiegato che alcuni di loro non vogliono essere fotografati per paura di “perdere” la propria anima).
Il viaggio prosegue tra paesini che sembrano rimasti fermi al Medioevo e kasbah da ogni lato…
…fino ad arrivare ad Ouarzazate. La città è famosa nel mondo con il soprannome di “H0llywood del Marocco”. Sono tantissime le produzioni cinematografiche e televisive che hanno sfruttato i magnifici paesaggi marocchini di questa zona: Lawrence d’Arabia, Il tè nel deserto, L’uomo che vuole farsi re, Il Gladiatore…
Quest’ultimo è stato girato a Ait Ben Haddou, cittadella fortificata diventata nota per gli innumerevoli film girati in loco e che oggi, secondo la nostra guida, ha perso un po’ del suo fascino proprio per la sua accezione troppo turistica.
Ci fermiamo una notte ad Ouarzazate e, anche qui, trascorriamo un rilassante pomeriggio in piscina godendoci il caldo sole di fine settembre.
La mattina dopo, nonostante i sintomi dell’influenza di Simone e Mohamed, ci rimettiamo in macchina e ancora una volta il nostro mitico driver decide di fare una deviazione: abbiamo attraversato un’antica pista carovaniera di montagna chiamata Via del Sale dove, ad ogni curva, rimanevamo incanti dal territorio.
Inoltre ci siamo fermati a visitare una kasbah: non quella più turistica di Ouarzazate, ma una un po’ più sconosciuta ma non per questo meno bella. Si tratta della Kasbah di Télouet, conosciuta anche come Palais du Glaoui, costruita tra il XIX e il XX secolo. Il pascià che viveva qui è riuscito ad arricchirsi grazie alla posizione strategica della kasbah lungo il passaggio delle carovane di mercanti.
La leggenda vuole che 300 operai abbiano lavorato per ben 3 anni per decorare soffiti e pareti. Anche qui ritroviamo le decorazioni tipiche marocchine: i mosaici, lo stucco e il legno di cedro dipinti. L’insieme è un vero spettacolo per gli occhi.
Proseguiamo verso Marrakech passando dal valico del Tichka (2260 mt): la strada panoramica regala come sempre dei paesaggi spettacolari.
Ma è tempo di prepararci per l’ultima tappa del nostro viaggio…Marrakech e le sue luci sono all’orizzonte!
Che posti magici, le montagne rosse sono meravigliose! Sai come mai i nomadi credono di perdere la loro anima se fotografati? Ha a che fare con un qualche mito o semplicemente sono talmente lontani dalla tecnologia da avere timore di vedersi immortalati in una camera come per “magia”?
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Se non ricordo male è legata a qualche “leggenda”, qualcuno invece ci ha detto a causa della cultura islamica secondo la quale rischi di essere accusato di blasfemia se rappresenti una figura umana…nelle grandi città la paura sparisce invece se si offrono dei soldi -_-
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Non c’è dio più potente del dio denaro! 😉
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Ahahahah esatto!!!
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Che spettacolo! Meraviglia …..
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Già…paesaggi indimenticabili
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