Queste prime due settimane di lavoro sono state davvero impegnative e il tempo libero a disposizione è – e sarà anche nei prossimo giorni – praticamente nullo 😦 Ieri però sono riuscita a ritagliarmi un’ora di tempo per visitare una delle tante (e bellissime!) mostre che sono in corso a Milano. Si tratta della mostra dedicata ad Emilio Isgrò. La mostra è divisa in 3 location: la Casa del Manzoni, le Gallerie d’Italia e Palazzo Reale, la sede dove sono stata ieri.
Conoscevo già Emilio Isgrò per le sue iconiche cancellature, ma qui ho scoperto anche altri suoi importanti lavori. Tutti gli argomenti trattati dall’artista sono legati a una riflessione sui temi della cultura e della storia, senza però ignorare l’attualità. La mostra a Palazzo Reale è divisa in 9 sale: nella prima sala ecco subito alcune cancellature, realizzate tra la fine degli Sessanta e l’inizio degli Anni Ottanta dove il fil rouge è l’identità.
Perdere la propria identità è tanto difficile quanto ritrovarla.
Cancellatura, 1964 (84,5×84,5 cm)
china su carta di giornale montata su cartoncino in blocco di plexiglass
Collezione privata
Le opere della seconda sala mi hanno davvero incuriosito e ho dovuto subire andare a leggere il loro significato sul pannello descrittivo: poichè la parola era morta, le uniche vie per ridarle vita erano sottrarla o farla coesistere con l’immagine. Ma poi, anche l’immagine viene sottratta e ciò che rimane è uno spazio monocromo dove solo il testo descrive l’immagine all’osservatore.
Tutto il mio lavoro è una sorta di teatro, la messa in scena, se vogliamo, del combattimento spietato che da un secolo si combatte tra parola e immagine.
Trittico della Rivoluzione, 1973
I. Chou En-lai – II. Mao Tse-tung – III. Lin Piao
3 elementi 120×200 cm cad – acrilico su tela
Collezione Brigitte Kopp, Francoforte
Nella terza sala, l’arte fa un incursione nel mondo della musica, o meglio nella quotidianià di Chopin: l’intento non è demolire il musicista, ma smantellare lo stereotipo del romantiscimo; Isgrò tenta di dare una nuova lettura di fatti e accadimenti falsi rispetto alla storia ma che possono essere potenzialmente reali nella vita.
Arte della drammatizzazione, come della sproporzione fra attese e risultati. Perchè il rapporto di sproporzione spesso si traduce in un colpo di scena.
Nella quarta sala c’è un’altra evoluzione dell’arte di Isgrò: si tratta di opere della serie delle “lettere estratte”. Singole lettere ma anche vocali, segni d’interpunzione e numeri che sembrano galleggiare nel vuoto, rappresentato da uno sfondo bianco. Ognuno di questi simboli è preso da una specifica opera letteraria…ma che rapporto ci può essere tra una Q e l’intera Estetica di Hegel?
Una parola cancellata sarà sempre una macchia ma resta pur sempre una parola. Un particolare ingrandito di Kissinger o di Mao sarà un’immagine cancellata. Ma resta pur sempre un’immagine. Non è nella negazione o nella interdizione il potere reale della cancellatura, quanto, piuttosto nella capacità di aprire le porte del linguaggio fingendo di chiuderle.
Odissea, 1976
70×100 cm – tecnica mista su tela montata su legno
Collezione privata
La Q di Hegel, 1972
82×55 cm – tela emulsionata
Archivio Emilio Isgrò
Nella quinta sala invece il protagonista è Guglielmo Tell.
L’installazione (“lirica” come l’opera italiana dell’Ottocento) si proprone di narrare la storia e la leggenda di Guglielmo Tell. Attraverso questo immenso archetipo della cultura europea divisa (e tuttavia unificabile in ogni tempo) saranno affrontati in particolare i seguenti temi: – L’Unità e la Differenza – La Libertà e la Necessità – La Forza e la Fragilità.
L’arco e la scena, 1993
70×102 cm – libro e tecnica mista in box di legno e plexiglass
Collezione privata
Nella sesta sala si incontra un’installazione presentata nel 1986 al Museo Civico Archeologico di Bologna: una serie di ororologi, impostati su orari differenti, in modo tale che sia il tempo a prendere il posto del linguaggio. Gli orologi evocano la strage di Bologna del 2 agosto 1980, quando solo l’orologio della stazione di attesa rimase intatto: in sala c’è il ticchettio degli orologi il cui rumore si sviluppa con un crescendo, così come l’illuminazione…lo step finale è il silenzio e il “buio”, rappresentazione della strage.
Perchè quello spazio che un tempo era occupato dalla parola oggi penso possa essere occupato anche da un semplice orologio; che nella sua qualità di oggetto della cultura è anch’esso un fatto linguistico. E’ come se l’orologio parlasse e dicesse: “Io sono ciò che accade dentro quest’immagine e fuori di essa.”
L’ora italiana, 1985
installazione per 20 elementi (dettaglio) di diametro cm 100 cad
tecnica mista con orologi montati su legno
Collezione Intesa Sanpaolo
Anche i particolari ingranditi, protagonisti della settima sala mi hanno colpito: in realtà anch’essi sono varianti della cancellatura perchè l’ingrandimento è talmente forte da rendere irriconoscibile l’immagine originale, come se fosse stata cancellata. Da questa serie, sono nati i famosi semi d’arancia. Lo scopo è quello di dare importanza anche alle cose più minute.
Se tutti vediamo le stesse cose come faremo a inventare e produrre cose diverse? Cosa sarà del mondo il giorno in cui tutti produrranno spilli?
Particolare di Elvis Presley ingrandito 1900 volte, 1974
67×97 cm – tecnica mista su legno
Collezione privata
Nell’ottava sala si sviluppa un omaggio alla cultura mediterranea, che ha influenzato Isgrò (originario di Barcellona Pozzo di Gotto, provincia di Messina). Con le sue cancellature rende mute le carte geografiche del Mare Aegeum e del Mare Internum.
Io da ragazzo ho vissuto in un mondo siculo-greco, un mondo culturale che aveva il suo cardine portante nel filosofo sofista Gorgia da Lentini; quella filosofia siculo-greca che inventa al retorica e che precede, se vuoi, lo stesso Pirandello.
Mare aegeum, 1970
42×56 cm – china su carta geografica intelata in box di legno e plexiglass
Collezione privata
La nona e ultima sala è invece dedicata ai “censurati”: un lavoro recente, del 2014, che vede come protagonisti i personaggi storici la cui sorte venne condizionata dalle opinioni e dai poteri del tempo. Galileo Galilei, Savonarola fino al primo libro messo al rogo dall’Inquisizione: le Conclusiones di Pico della Mirandola.
La cancellatura è il tentativo di far riemergere la volontà di parlare in un mondo che sostanzialmente censira al parola e tutto ciò che è umano. Io non ho mai cancellato: ho rappresentato un mondo che cancella. Che cancella la diversità, che cancella le culture.
Girolamo Savonarola, 2014
160 x 260 cm – acrilico su tela montata su legno
Collezione privata, Firenze
Questa mostra mi ha letteralmente entusiasmato: non lasciatevi condizionare dal pregiudizio, non si tratta solo di “quello che cancella le parole”. C’è molto di più dietro questa azione a prima vista così semplice: c’è uno studio, un messaggio, un ragionamento, una provocazione che solo visitando la mostra potrete scoprire!
FINO AL 25 SETTEMBRE 2016
ORARIO
Palazzo Reale
lunedì dalle 14.30 alle 19.30
martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9.30 alle 19.30
giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30
Gallerie d’Italia
sabato e domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 18.30
martedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle 16.30 alle 18.30
(visita guidata ogni mezz’ora – preferibile la prenotazione al numero 800167619)
Casa del Manzoni
martedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle 10.00 alle 18.00
sabato dalle 14.00 alle 18.00
(inizio visite ogni 20 minuti, ultimo ingresso alle 17.20)
INGRESSO GRATUITO
COME RAGGIUNGERLA
Fantastico!
Mi ricorda molto il “gioco” appassionante che il blog Cartaresistente
https://cartaresistente.wordpress.com/category/giochi-e-concorsi/re-inventati-una-storia/
ha lanciato qualche tempo fa…
ciao
.marta
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Che bella idea!!!!grazie per averla condivisa anche qui 🙂
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