Roll Up- Libro d’artista

Venerdì mattina sono stata invitata dalla Fondazione Bonotto nel loro showroom di Via Durini, in occasione della presentazione di Roll Up, libro oggetto di prezioso tessuto (realizzato in 35 copie) che racchiude le opere degli artisti assegnatari di uno studio presso l’Istituzione Bevilacqua La Masa di Venezia.

Grazie alla partnership tra l’atelier Bevilacqua La Masa e la Fondazione Bonotto, gli artisti hanno potuto addentrarsi negli archivi della fondazione ed esplorare l’importante collezione Fluxus e di Poesia Concreta, Visiva e Sonora della collezione di Luigi Bonotto.

Gli artisti poi hanno rielaborato le loro suggestioni creando delle opere d’arte (in 35 copie) che sono state raccolte in una preziosa edizione di un libro in tessuto, studiato come se fosse un rotolo portagioielli. 35 copie, 3.5 metri di lunghezza per 35 cm di altezza del libro, realizzato da artiti under 35: un libro d’artista concepito come una mostra collettiva caratterizzata da un limite spaziale (12 tasche dal formato uniforme).

Si tratta di opere molto concettuali, alcune delle quali mi hanno lasciata perplessa mentre altre mi hanno colpito subito dopo aver ascoltato la loro spiegazione. Vi presento quindi le 12 opere e i 12 artisti, protagonisti del progetto:

Valentina Furian – Point du marque

Il titolo fa riferimento alla tecnica utilizzata dall’artista – il punto croce, chiamato in francese point du marque. Una tecnica antica che permette di rendere unici oggetti comuni ma che viene stravolta dall’artista, che realizza 35 frammenti di nebulose nere e grigie, frutto di un’esplosione nucleare: progresso e distruzione, che lasciano un segno indelebile su persone e luoghi.

Enej Gala – L’abitante sordo

Nato grazie all’ispirazione data dal brano La Civilisation du Papier e pensando a degli ipotetici abitanti di una civiltà fatta interamente di carta: la scultura rappresenta un piccolo abitante che manifesta la propria debolezza. Accanto, un racconto stampato che parla della sua provenienza.

Riccardo Giacconi – Sette storie di dinosauri

La sua opera è composta da frammenti di tenda in plastica e da sette racconti che esemplificano altrettanti modi di apparizione del passato. Un esempio? Si narra che Jobar, serpente gigante della mitologia Tuareg, sia nato dall’avvistamento da parte dei nomadi del Sahara di scheletri fossili di dinosauri nel deserto. “Il passato non è mai morto. Nemmeno passato” (W. Faulkner)

Caterina Morigi – All’eternar delle opere

La pietra è stata usata fin dall’antichità per prolungare il tempo delle città. Ma anche i blocchi di pietra subiscono l’azione usurante del tempo e della natura: ed ecco che allora si frammentano in scaglie polverose, leggere e fragili. L’artista ha raccolto questi frammenti, uno per ogni libro, dai cantieri di restauro di alcuni palazzi storici veneziani.

Francesco Nordio – Ascolto Allargato

L’opera è un progetto pratico proposto alla Fondazione Bonotto al fine di introdurre i bambini alla poesia sperimentale e di Fluxus. Sono importanti quindi il rapporto tra linguaggio artistico e le azioni di modifica della realtà e quello tra approccio esistenziale e formalizzazione dell’opera: il risultato è un mix di ascolto, gioco e trasformazione per migliorare i rapporti interpersonali.

Miriam Secco – Come disinnescare una bomba

Due lettere di una causa legale tra un padre e una figlia vengono lette da un gruppo di sedici persone che si muovono all’interno di uno spazio pubblico. I movimenti eseguiti dai performer congiunti all’intonazione di voce, mettono a nudo una dinamica di sopraffazione di un conflitto regolamentato. Le lettere contengono parole aggressive nascoste da un linguaggio tecnico: il culmine della performance, porta come risultato che l’oggetto del contrasto non sia più riconoscibile.

Davide Sgambaro – Carnem Levare (omaggio ad un’amica alla quale non piacerà)

L’opera nasce in seguito ad una visita all’ormai abbandonato Ospedale al mare del Lido di Venezia: il pavimento era ricoperto di pezzi di carta stagnola utilizzati per lavorare l’eroina prima dell’assunzione. Dopo l’utilizzo in cucina e poi quello da part degli eroinomani, la carta stagnola cambia nuovamente forma e destinazione d’uso: diventano dei coriandoli, simboli del Carnevale, leggeri, precari e senza più alcun colore.

Sebastiano Sofia – Scemo chi legge

Una frase nata alla fine dell’800 quando il tasso di analfabetizzazione stava velocemente scendendo in tutta Italia. E così i ragazzi più umili prendevano in giro chi andava a scuola, affibbiandogli il nomignolo di “scemo” (studiare era uno spreco, meglio lavorare e guadagnare…). Scemo chi legge, in questo caso, diventa un omaggio.

Matteo Stocco – Skepkit #0

A detta dell’artista, Skepkit #0 è il primo di una serie di rivoluzionari mezzi dedicati all’esplorazione, che aiuteranno i nuovi paladini della verità. Nel kit si trova tutto il necessario per prendere letteralmente il volo: attraverso una reazione chimica, una spinta propulsiva verso l’alto porterà la videocamera a registrare la realtà da una prospettiva unica.

Valerio Veneruso – No artist tolerates reality

L’artista si è lasciato ispirare dall’opera Dream di Yoko Ono, realizzata per la Fondazione Bonotto nel 2013. Se si anagramma la parola “dream si può ottenere la parola “merda”: dopo aver fotografato  l’installazione, sono state invertite digitalmente le lettere al fine di dare un’interpretazione oggettiva di quello che invece è la realtà.

Christian Manuel Zanon – Rudimento mal spartito per un giuda

Riflessione sul “tradimento” necessario  del luogo comune. Lo sfondo presenta un brano autobiografico dove alcune componenti sono disarticolate, altre si allargano al desiderio del tempo dando vita così ad una sorta di spartito visivo e potenzialmente musicale.

Annalisa Zegna – Irrisolto: partiture per corpi liberi

Un’opera che nasce dalle notazioni musicali sperimentate nel Novecento. L’opera propone allo spettatore di isolarsi dal contesto quotidiano per immergersi nel proprio ritmo vitale. Basta indossare i tappi per le orecchie in dotazione per sentire meno “fuori” e meglio “dentro”.

Amo quando l’arte e altri settore “industriali” (in questo caso la moda, che come sapete è un’altra mia grande passione) si uniscono perchè si dà vita a qualcosa di veramente inedito e speciale. Ho parlato della Fondazione Bevilacqua nella mia tesi magistrale, come esempio tangibile di “mecenatismo contemporaneo” e, anche per questo motivo, non potevo non condivedere con voi questo interessante esperimento.

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