#CultureForDigital – Pinacoteca di Brera

La Pinacoteca di Brera è un’istituzione vera e propria, non solo a Milano ma in tutto il mondo. Nel 1776 era già presente una raccolta di opere, voluta da Maria Teresa d’Austria affinché potessero essere destinate alla formazione degli studenti dell’Accademia di Belle Arti. Fu Napoleone, quando Milano divenne la capitale del regno italico, a trasformare la raccolta in un museo. Un museo storico dalla storia secolare quindi, che però ha saputo rinnovarsi…anche nel modo di comunicare con il suo pubblico, come racconto in questa intervista:

QUALI SONO LE INIZIATIVE SOCIAL INTRAPRESE IN QUESTO PERIODO DI CHIUSURA FORZATA?
In questi giorni di chiusura forzata non abbiamo mai interrotto il dialogo con il nostro pubblico, proseguito sul nostro sito web e sui nostri canali social attraverso una serie di iniziative online incaricate di raccontare un museo inaccessibile ma in piena attività, fra spiegazioni di opere, riflessioni su elementi dell’allestimento, movimentazioni di dipinti, esibizioni musicali, letture e giochi per i bambini. Un modo per documentare le operazioni svolte a museo chiuso, per ragionare sulle sue varie componenti, ma anche per testimoniare la voglia di restare aperti, visibili, connessi col mondo esterno e coi visitatori. Abbiamo quindi organizzato i contenuti in “rubriche”: Appunti per una resistenza culturale, brevi video che illustrano la collezione della Pinacoteca, presentano elementi dell’allestimento, propongono letture di fiabe per i bambini e documentano varie attività che si svolgono in museo (prestiti, restauri, ecc.);

Voci dal museo – myBrera, clip nelle quali i dipendenti di Pinacoteca di Brera e Biblioteca Nazionale Braidense raccontano opere o ambienti con un approccio personale; Note a margine – Brera/Musica, che ripropone esibizioni tratte dal ricco programma musicale della Pinacoteca; Brera come la vedo io, che invita i bambini (ma anche gli adulti) a esplorare il museo facendosi ispirare dalle attività suggerite dalla nostra guida per famiglie (edita da Skira). La naturale evoluzione di questa strategia consiste nel permettere ai visitatori di completare il discorso, inviando i propri contenuti: testi, foto, video, disegni per raccontare la propria resistenza culturale, o anche solo il nuovo quotidiano, con i suoi spazi, tempi e riti. La quarantena ha trasformato i visitatori in utenti, l’ascolto visibile li chiama a essere co-autori.

QUAL E’ LA RISPOSTA DEL PUBBLICO?
Seppur proposta in forme diverse e smaterializzate, l’esperienza di Brera ha ottenuto riscontri sempre positivi e in alcuni casi entusiastici. Il pubblico ha dimostrato fin da subito di apprezzare l’impegno del museo nel riconvertire la propria offerta: con senso di responsabilità, anche il visitatore ha compreso di dover rinegoziare il proprio ruolo. Anche se la nostalgia per la fruizione diretta, per il contatto fisico con gli spazi del museo e i suoi capolavori non può essere allontanata del tutto.

QUALI CANALI STATE UTILIZZANDO E DOVE RICEVETE MAGGIORE RISCONTRO?
Tutti i materiali sono pubblicati sui nostri canali social (Facebook, Instagram, Twitter, YouTube) e sul nostro sito web pinacotecabrera.org (sezione Brera Media). Il maggiore coinvolgimento del pubblico avviene tramite Facebook e Instagram, i due social trainanti, mentre Twitter e YouTube hanno conosciuto una crescita importante, dovuta anche a un ritmo di pubblicazione molto superiore rispetto a quella abituale.

PRIMA DELLA CHIUSURA FORZATA, COSA FACEVATE SUI SOCIAL?
Già da alcuni anni la Pinacoteca di Brera fornisce al visitatore gli strumenti digitali per preparare o integrare la propria esperienza nel museo: penso al virtual tour (ora in fase di aggiornamento), all’esperienza della piattaforma Brera Cloud, all’app informativa su izi.travel. L’esempio più recente è rappresentato dal progetto in collaborazione con Haltadefinizione, che ha reso disponibile sul nostro sito web una parte della collezione ad altissima risoluzione, permettendo all’utente di esplorare il dipinto in ogni più piccolo dettaglio, avvicinandolo (otticamente, ma anche emotivamente) all’opera attraverso la creazione di un nuovo sguardo.

PREVEDETE DI CONTINUARE QUESTA TIPOLOGIA DI ATTIVITA’, UNA VOLTA CHE L’EMERGENZA SARA’ FINITA?
Il periodo che stiamo vivendo lascerà tracce profonde nelle nostre abitudini sociali così come nei nostri consumi culturali. Dal punto di vista dell’offerta culturale questa emergenza ha avuto paradossalmente degli effetti positivi, costringendo anche i musei meno inclini a declinarsi in forma moderna e digitale a imprimere un’accelerazione a un processo  inevitabile. Invece i musei che, come la Pinacoteca di Brera, avevano già intrapreso questo percorso usciranno da questa fase comunque dotati di una nuova consapevolezza riguardo alle potenzialità di un’offerta digitale che possa affiancare quella offline.

AVETE MAI SENTITO PARLARE DI ART BLOGGER? COSA PENSATE DI QUESTA FIGURA?
Il bisogno di condividere l’arte in rete da parte di alcuni visitatori più “affezionati” ha favorito lo sviluppo di questa figura, la cui funzione è quella di promuovere la conoscenza del patrimonio artistico. Tuttavia, grazie al rinnovamento degli ultimi anni, la Pinacoteca gode di una visibilità tale da non richiedere interventi a fini “pubblicitari”. Inoltre preferiamo avere un rapporto diretto con i visitatori e non mediato da figure estranee al discorso del museo e alle sue strategie. Non è raro che un art blogger proponga una collaborazione, ma il problema in questi casi è l’assenza di “controllo” da parte dell’istituzione: una politica di offerta e di dialogo con il pubblico curata nei minimi dettagli non può rischiare di essere fuorviata da una presentazione inadeguata. Credo che questo sia il motivo per cui la maggior parte dei musei italiani non ha ancora instaurato delle collaborazioni con queste figure.

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