Jack lo Squartatore, dalla fine dell’Ottocento, è entrato a far parte dell’immaginario collettivo: un uomo che si aggira nell’ombra avvolto in un mantello con un cilindro in testa in cerca di una nuova vittima.

E sono proprio le vittime del famoso assassino le protagoniste del libro Le cinque donne di Hellie Rubenhold: Polly, Annie, Elizabeth, Kate e Mary Jane. Donne etichettate come prostitute dalla stampa maschilista dell’epoca, che però non si è mai chiesta quale fosse la loro vera storia.
Per ridare loro un briciola di dignità, l’autrice ha svolto un lungo lavoro di ricerca tra documenti ufficiali, testimonianze e giornali dell’epoca. Il risultato sono cinque mini-biografie che svelano delle storie drammatiche, accomunate da disperazione, povertà e alcool in una Londra dove la vita, per chi non appartaneva alle classi sociali più alte, era tutt’altro che facile. Per molte donne, abbandonate dai mariti o che si sono allontanate da compagni violenti, era impossibile riuscire a riscattarsi e le alternative a disposizione erano poche: fare lavori sottopagati, tra cui anche prostituirsi, affidarsi alle squallide workhouse oppure spendere i pochi spiccioli racimolati in alcool e dormire all’addiaccio.
La prima vittima si chiamava Polly, figlia di un fabbro che sembrò riuscire ad affrancarsi dalla povertà assoluta. Ma, dopo numerose gravidanze e difficoltà, ecco i primi segnali di alcolismo che la spinsero ad allontanarsi da casa e vivere per strada.

La seconda vittima, Annie, era figlia di un soldato e mediamente istruita. Sposò un cocchiere, vide la sua famiglia decimarsi ma riuscì a sopravvivere, finchè tutto andò a rotoli a causa dell’alcolismo che la portò a vivere come una senza tetto.
Elizabeth invece non era inglese: arrivò a Londra dalla Svezia e, per una serie di vicissitudini, si ritrovò a cambiare identità più e più volte fino a perdersi completamente.
Kate invece rimase orfana da giovane e, nonostante le sorelle siano riuscite a ritagliarsi una posizione rispettabile, lei fu la “pecora nera” della famiglia: visse come una vagabonda, per anni ebbe una relazione con un ambulante che si rivelà un uomo violento. Anche lei cadde nel turbine dell’alcol e, di conseguenza, della povertà assoluta.
Infine Mary Jane, la più misteriosa di tutte perchè la sua storia non è nota in quanto a tutti i suoi facoltosi clienti (l’unica delle vittime ad essere davvero una prostituta) raccontava versioni diverse della storia della sua vita. Si sa solo che era bella, dolce e istruita. Dopo un viaggio a Parigi, si spostò nella zona di Whitechapel dove continuò il suo lavoro e, purtroppo, incontrò il suo assassino.
Curiosi di conoscere i dettagli? Beh, li trovate tutti nel libro 🙂
Questo è stato un lavoro molto interessante. Di solito si riflette sempre e solo sull’assassino e mai sulle vittime. In questo caso mi ha fatto piacere vedere che sia stata restituita un minimo di dignità a queste donne.
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Hai pienamente colto il senso del suo lavoro!!! È stata una lettura davvero interessante che inoltre, ha sollevato diverse tematiche sulla vita degli indigenti nella Londra fine Ottocento
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Son storie terribili che non vorrei mai leggere…
E’ purtroppo vero quanto scrive The Butcher
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