Festival della Fotografia Etica @Lodi

A 7 anni dalla prima edizione, sono finalmente riuscita a visitare il Festival della Fotografia Etica di Lodi: nato da un’idea del Gruppo Fotografico Progetto Immagine, il festival ha lo scopo di approfondire, attraverso il lavoro di fotoreporter nazionali e internazionali, le principali tematiche etiche a livello mondiale: dal riscaldamento globale alle guerre, dall’immigrazione allo sfruttamento minorile, dall’odio razziale alla povertà. Sabato 28 ottobre, penultimo giorno di apertura, ho trascorso un pomeriggio immersa nella fotografia e sono riuscita a vedere 5 delle 6 mostre in programma.

La prima mostra visitata è stata Destino Final nell’ex Chiesa dell’Angelo. Le fotografie sono opera di Giancarlo Ceraudo che racconta attraverso degli scatti in bianco e nero, la storia dei desaparecido argentini vittime della dittatura degli Anni Settanta. Dopo il rapimento, le violenze e la detenzione nei campi di concentramento, i presunti oppositori di Videla venivano drogati, caricati sui tristemente noti voli della morte e gettati, ancora vivi, nel mezzo dell’Oceano Atlantico per far perdere ogni loro traccia. Unapezzo di storia atroce, spesso dimenticata dai più giovani ma che testimonia ancora una volta come la crudeltà dell’uomo nella lotta per il potere non conosca alcun limite.

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La seconda mostra visitata, nella Ex Chiesa di S. Cristoforo, è il risultato dei lavori del collettivo fotografico NOOR che intitola la sua esposizione Ci sono cose che devono essere semplicemente viste. Il loro impegno nella lotta per i diritti umani e la giustizia sociale è raccontata da centinaia di scatti provenienti da ogni parte del mondo. Dalle miniere di carbone polacche al fenomeno dilagante della prostituzione e della violenza nei sobborghi sudamericani. Dagli sguardi disperati dei migranti che scappano per raggiungere l’Europa alle catastrofi naturali che stanno lentamente distruggendo il nostro pianeta fino al maltrattamento in Africa delle persone malate di mente.

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La terza tappa del pomeriggio è stato il Palazzo della Provincia di Lodi dove, in collaborazione con Fujifilm, Alessio Cupelli ha allestito la mostra Nadab che in arabo significa cicatrice. Un segno visibile fisicamente o scolpito nell’anima di tutte le persone che hanno dovuto abbandonare il loro paese e la loro casa per garantirsi la salvezza. Anche in questo caso la semplicità degli scatti in bianco nero trasmette tutta l’angoscia, la tristezza ma anche la forza della speranza di queste persone che lottano per la sopravvivenza, prima alla guerra e ora alle difficile condizioni dei campi profughi.

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A seguire, presso Palazzo Modigliani, quattro mostre volte a dare Uno sguardo sul mondo. Fabio Bucciaelli ha raccontato la crisi umanitaria del Sud Sudan dove, tra fame e colera, sono centinaia le persone che muoiono ogni giorno. Mads Nissen testimonia la fine della decennale guerra civile in Colombia e come le persone che hanno conosciuta solo la violenza stiano cercando di scoprire il significato di una vita tranquilla. Oscar Castillo immortala il dolore degli scontri in Venezuela, tra manifestazione sanguinarie, omicidi e baby gang. Infine Mark Peterson porta all’ttenzione la delicata situazione americana, in particolare la manifestazione del 12 agosto 2017 in Virginia quando ci sono stati i violenti scontri tra neo nazisti intenzionati a difendere la “supremazia” dei bianchi e gli antirazzisti.

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La quinta e ultima mostra, di cui ho visto solo il piano terra di Palazzo Barni e dove non è stato possibile scattare foto, racconta la solidarietà attraverso le immagini di 30 autori: due bambini che camminano abbracciati incuranti del caos di una manifestazione attorno a loro, una suora in sella alla sua bicicletta che con una pala appoggiata alla spalla si dirige con il sorriso per aiutare chi è stato colpito dall’alluvione a Parma, una donna che si prende cura dell’anziana madre malata di Alzheimer, due paraplegici che si aiutano nella vita di tutti i giorni…

Sono contenta di aver visto questa mostra per ultima perchè, dopo tutto l’orrore, la violenza, l’ignoranza e la morte rappresentata dalle immagini precedenti e che purtroppo caratterizza il nostro mondo oggi…penso sia importante tenere viva la speranza che, anche un piccolo gesto, può migliorare la vita, se non di tutto il mondo, almeno di una singola persona.

Il prossimo anno mi sono ripromessa che dedicherò a queste splendida iniziativa tutto il tempo necessario per visitarla come si deve e dedicando il giusto tempo ad ogni scatto.

Per essere aggiornati sulla prossima edizione, cliccate QUI  e visitate il sito ufficiale.

5 risposte a "Festival della Fotografia Etica @Lodi"

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    1. Assolutamente da mettere in agenda perché ne vale davvero la pena. È stato un peccato dedicarle solo un pomeriggio e scoprirla all’ultimo weekend…
      Dovrei scovare qualche altra iniziativa così interessante (è vicino a Milano!)…qualche consiglio?

      "Mi piace"

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