Venerdì 11 luglio è stata inaugurata al PAC di Milano una mostra decisamente noir:
FINO AL 7 AGOSTO 2014
IL DELITTO (QUASI) PERFETTO
Si tratta di una mostra collettiva di artisti italiani e stranieri, che vuole andare ad indagare il legame tra l’arte e l’estetica del crimine: fu nel 1827 che venne teorizzato per la prima volta questo rapporto, grazie a Thomas De Quincey e al suo saggio “On Murder Considered As One Of The Fine Arts”.
Dallo sviluppo della fotografia e del cinema, ma anche dall’influenza del sensazionalismo dei tabloid è nata una forte attenzione verso il tema della violenza. E così, questa mostra segue il suggerimento di De Quincey, invitando lo spettatore “ad analizzare il delitto da un punto di vista estetico). Crimine come arte o arte come crimine?
Erano molte le persone che domenica pomeriggio si aggiravano per le sale, con il foglio della “Guida alla mostra” in mano: osservavano con attenzione, studiavano quadri, fotografie e oggetti da ogni angolazione, si soffermavano a lungo davanti ai video, commentavano tra di loro. Ecco dimostrato lo strano fascino che la violenza esercita sull’essere umano.
Su alcune pareti, lungo tutta l’esposizione, si trovano delle impronti di mani: sono quelle di Fabian Martin, che nei suoi lavori si concentra sulla simbologia esoterica e sulla’antropologia culturale. Si trova anche Maurizio Cattelan che ha realizzao un bouquet di fazzoletti di stoffa per asciugare, idealmente, le lacrime versate per le vittime dell’attentato di matrice mafiosa che il 27 luglio 1993 distrusse il PAC, provocando la morte di quattro persone.
Non mancano le “sculture” o meglio oggetti, quali una macchina della verità e una motosega argentata.
Interessanti anche gli oggetti che ripercorrono la storia dalla criminologia forense, come un kit di strumenti Anni Venti (che ricorda un po’ la valigetta che si portano sempre dietro i protagonisti di CSI per rilevare impronte e catalogare oggetti) e le installazioni come quella di Monica Bonivicini…
…è sia una macchina di tortura che di desiderio, composta da sei cinture in lattice nero che ruotano lentamente. L’artista ha realizzato, anche, (oltre alla motosega), un’altra piccola installazione, che può quasi passare inosservata se non si guarda bene: si tratta di un cappio appeso in alto, nel bel mezzo del percorso espositivo.
Un’altra opera/scultura/installazione interessante è quella del francese Saadame Afif che presenta il Centre Pompidou (facilmente riconoscibile) come una bara che “uccide” il museo.
Affascinante il loop cinematografico di Gabriel Lester: in una sorta di piccola camera oscura vengono proiettate sulle pareti scene di crimini ambientati in un parco, che si ripetono all’infinito grazie al nastro scorrevole che fa girare i diversi elementi della scena.
Ah, l’artista Claire Fontaine, dopo aver spiegato in un video come forzare una serratura, ha nascosto una cassaforte in una parete dello spazio espositivo…andate al PAC e scoprite dove!!
Una mostra interessante che sicuramente vi piacerà: è diversa dal solito, propone un’arte e una visione dell’arte particolare. Un’idea originale per trascorrere un pomeriggio diverso dal solito.
INGRESSO: 8 € Intero
ORARI:
martedì – domenica 9.30 -19.30
giovedì fino alle 22.30
FINO ALL’11 AGOSTO 2014
Sito Web: PAC Milano
COME RAGGIUNGERLO:
Un po’ inquietante…brrr! Ma sicuramente intrigante 😉
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e a rendere tutto ancora più inquietante ci pensano video (e relativa parte audio) con grida e colpi e sussurri!
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