Presso la Fondazione Marconi (Via Tadino 15, Milano) sono esposte opere dell’artista cinese Hsiao Chin fino al 9 marzo. Nato nel 1935 a Shangai, la sua prima mostra in Italia risale al 1959. Qualche mese dopo si trasferisce a Milano, dove incontra Maestri come Fontana, Crippa, Manzoni e anche il gallerista Marconi. Con quest’ultimo nascerà un’importante collaborazione negli anni Sessanta che continua ancora oggi.
Al primo piano della Fondazione troviamo le opere recenti,
mentre al secondo sono esposte le carte degli anni Sessanta.
Le carte degli anni Sessanta sono molto geometriche e, come abbiamo scoperto facendo qualche ricerca, ogni figura ha un suo preciso significato: ad esempio, il cerchio rappresenta la perfezione e il triangolo l’ascensione spirituale. Tra questi lavori, sono esposte anche le carte che fanno parte di un ciclo dedicato al Sole, ai raggi solari. Tutte queste immagini si rifanno alle origini cinesi dell’artista: la filosofia Ch’an e il taoismo filosofico (Hsiao Chin studia il rapporto tra l’Uomo e la Natura, l’Uomo e l’Universo).
Le opere che hanno maggiormente attirato la nostra attenzione sono quelle più recenti, situate al primo piano. Ci hanno colpito per la pennellata ben evidente del tratto e, soprattutto, per i colori e i loro accostamenti.
Dei colori che usa, l’artista stesso dice:
“non scelgo i colori di per sé, scelgo la combinazione dei colori perché certe combinazioni vibrano più di altre, un poco come la risonanza in musica; scelgo i colori che insieme vibrano di più”. (Hsiao Chin).
E in effetti, questa vibrazione, la si avverte subito osservando le tele grandissime; il movimento della mano dell’artista che va a sovrastare il bianco dello sfondo che non è abbastanza forte da emergere.
Leggendo, in parte, la biografia di Hsiao Chin abbiamo scoperto che, a fine anni Cinquanta, incontra per la prima volta le tele di Rothko; ne rimase talmente colpito da farsi influenzare. Questa influenza si è mostrata, secondo noi, in alcuni suoi lavori passati ma anche più recenti.
Come già accennato, le opere più recenti sono quelle che abbiamo apprezzato di più: probabilmente la loro simbologia, la loro estetica è più vicina al gusto della nostra generazione, rispetto a quelle realizzate cinquant’anni fa.
Scoprire e indagare culture lontane è assolutamente affascinante. Per questo stiamo cercando di scoprire qualcosa di più sull’arte cinese (il nostro primo articolo è stato proprio sulla Biennale Italia-Cina) e vedere questa mostra ha aggiunto un tassello in più al puzzle della nostra conoscenza.
COME RAGGIUNGERLA:
Mi piace…mi piace la sua tecnica…L’opera che hai pubblicato su l’avrei chiamata “frammenti”….
Così tanto per…
grazie
.marta
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“La ricerca di Hsiao Chin fonde elementi della cultura orientale alla modernità artistica occidentale. La sua opera, astratta e contemplativa, è fedele al pensiero filosofico taoista e al suo concetto di armonia nella diversità. Visione astrale e vortice cosmico, luce e colore cantato sono i caratteri principali delle sue immagini..”
Beh mi ha incuriosito e quindi…
spero sia cosa gradita altrimenti…cancella.
buona giornata
.marta
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Sono più che graditi i tuoi commenti! Comunque si…come titolo sarebbe perfetto ‘frammenti’….dà proprio l’idea di qualcosa che si sta disintegrando ma quasi per magia….
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