Le meraviglie architettoniche di Meknes

Arriviamo a Meknes nel primo pomeriggio, dopo la visita a Volubilis. Guardiamo la città dall’alto e cerchiamo di scorgere i 45 km della tripla muraglia rinforzata.

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E’ venerdì e, nei paesi musulmani, questo è un giorno di festa e di riposo quindi in giro non c’è nessuno. Portiamo le valigie nello splendido riad dove alloggeremo per la notte e ci regaliamo un’ora di relax. Alle 15 infatti abbiamo appuntamento con la nostra guida, che altro non è che la proprietaria del riad (il nome era davvero troppo complicato ed è un peccato non ricordarlo perchè è stata bravissima: se siete interessati potete contattare Melania).

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Iniziamo girovagando per le vie della medina stranamente silenziose fino ad arrivare alla magnifica porta Bab Mansour che risalta imponente sulla piazza El-Hedime: ci hanno detto che è una delle porte più belle del Marocco…come non dargli torto! Nonostante la bellezza, questo però è un luogo piuttosto macabro: qui infatti si tenevano i processi e si appendevano le teste delle eprsone giustiziate.

Molti pensano che a Meknes ci siano poche cose da vedere, ma in realtà non è così: certo, come nelle altre città c’è la medina e la scuola coranica che a lungo andare si assomigliano tutte, ma qui abbiamo visitato luoghi eccezionali. Purtroppo il mausoleo di Moulay Ismail era chiuso per restauri, ma non ci siamo persi d’animo e ci siamo subito infilati nel Museo Dar Jamai, che si trova in un sontuoso palazzo di fine Ottocento dove viveva la famiglia del visir.Qui è esposta una collezione di arte marocchina che la nostra guida ci ha spiegato per filo e per segno, affascinandoci ogni minuto sempre di più.

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Non ho immagini degli oggetti esposti nelle teche perchè non era possibile fotografare ma vorrei condividere con voi alcune curiosità: nella sala dedicata ai tessuti abbiamo ammirato i caftani tradizionali e scoperto che, se il caftano da donna non ha il cappuccio allora lo si usa per stare in casa e accogliere gli ospiti, mentre se c’è il cappuccio lo si può indossare anche per uscire. Nella sala dei metalli invece, ecco gli elaborati chiavistelli delle antiche case marocchine: non essendoci banche, tutte le famiglie tenevano in casa i loro averi, ma come assicurarsi che questi fossero al sicuro? Si chiamava un fabbro da un paese vicino, lo si bendava e lo si portava fino alla zona fonderia dove lavorava alla serratura e alla chiave e poi, lo si bendava nuovamente per portarlo a casa: in questo modo non sapeva per quale famiglia avesse lavorato e non poteva replicare il suo lavoro!

Inoltre, i giardini interni che caratterizzano i riad non hanno solo una funzione decorativa: le piante che vi crescono infatti sono quasi tutte commestibili. Ci sono piante di timo e rosmarino, banani, palme cariche di datteri e così via. In questo modo si poteva cucinare con i prodotti coltivati in casa ed era importante anche per far avvicinare i bambini alla natura, che così imparavano a rispettarla.

Usciti dal museo saliamo in macchina e ci dirigiamo verso Dar El-Ma, sede dei granai e delle scuderie reali. La struttura è stata voluta dal sultano Moulay Ismail e la sua costruzione iniziò nel XVII per concludersi il secolo successivo. Moulay Ismail è ricordato come un tiranno dall’enorme harem (si parla di oltre 600 mogli) ma allo stesso tempo è merito suo se Meknes è oggi una città imperiale, arricchita da strutture architettoniche uniche nel loro genere. Per capire il tipo di personaggio vi basta sapere che si narra che volesse sposare la figlia del re di Francia Luigi XIV e che, dopo il suo rifiuto, progettò di costruire un palazzo da far invidia a Versailles, come prova del suoi potere!

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Oggi è possibile entrare in questi antichi granai, coperti da terrazze con giardini (la maggior parte purtroppo è stata danneggiata dal terremoto di Lisbona): fuori fa caldo ma, una volta dentro, la temperatura è più fresca e asciutta. Questo è possibile grazie alle mura spesse 3 metri che mantenevano costante la temperatura e l’umidità consentendo un’ottima conservazione del cibe e grazie anche all’ingegnoso impianto idraulico a pavimento che vanta 20km di canali sotterranei collegati direttamente con le sorgenti delle montagne.

Accanto ai granai ci sono le scuderie: il sultano aveva a disposizione oltre 12.000 cavalli sistemati sotto ad un sistema di archi che contava 23 navate disposte in modo tale da creare un gioco di prospettive che permettesse ad un singolo guardiano di poter controllare tutto.

Ho scoperto delle strutture architettoniche stupende qui a Meknes: una città più piccola rispetto a Fes, ma non per questo ha meno da offrire. Sia nel museo che nei granai e nelle scuderie sono rimasta a bocca aperta e mi sembrava di essere in un altro mondo, quasi sul set di un film! Meknes è decisamente una tappa da non perdere!

INGRESSO MUSEO DAR JAMAI E DAR EL-MA
10 Dirham (circa 1 euro)

COME RAGGIUNGERE IL MUSEO DAR JAMAI

 

 

10 risposte a "Le meraviglie architettoniche di Meknes"

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    1. Mi sto dilungando davvero tanto con questi articoli sul Marocco ma ho così tanto da raccontare…e pensare che quelli che leggete sono già stati tagliati!!!
      Grazie come sempre per i tuoi bellissimi complimenti 🙂

      "Mi piace"

  1. L’ha ribloggato su Alchimiee ha commentato:
    Uno dei tanti tesori del Marocco.
    Evidenzio quanto mi ha molto colpito del post che riguarda il.
    “Museo Dar Jamai, che si trova in un sontuoso palazzo di fine Ottocento dove viveva la famiglia del visir.
    Qui è esposta una collezione di arte marocchina che la nostra guida ci ha spiegato per filo e per segno, affascinandoci ogni minuto sempre di più.
    [..]
    ella sala dedicata ai tessuti abbiamo ammirato i caftani tradizionali e scoperto che, se il caftano da donna non ha il cappuccio allora lo si usa per stare in casa e accogliere gli ospiti, mentre se c’è il cappuccio lo si può indossare anche per uscire. Nella sala dei metalli invece, ecco gli elaborati chiavistelli delle antiche case marocchine: non essendoci banche, tutte le famiglie tenevano in casa i loro averi, ma come assicurarsi che questi fossero al sicuro? Si chiamava un fabbro da un paese vicino, lo si bendava e lo si portava fino alla zona fonderia dove lavorava alla serratura e alla chiave e poi, lo si bendava nuovamente per portarlo a casa: in questo modo non sapeva per quale famiglia avesse lavorato e non poteva replicare il suo lavoro!

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    1. Cara Bea…grazie mille! il Marocco è splendido e ovunque ti giri riesci a scattare foto meravigliose: ne ho fatte quasi un migliaio! Inoltre, se organizzato per bene, è un viaggio a portata di tutti! Se dovessi aver bisogno di consigli e suggerimenti sai dove trovarmi 🙂

      Piace a 1 persona

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