Ci sono tanti aspetti della cultura cinese che ancora non conosciamo e tra questi rientra sicuramente l’arte, specialmente quella contemporanea. A questa mancanza ha risposto la Biennale Italia-Cina: 120 artisti italiani e cinesi a confronto per scovare differenze e punti di contatto, per capire come a distanza di migliaia di chilometri un tema comune venga interpretato diversamente sia da un punto di vista tecnico che spirituale. E qual è questo tema comune? “NaturaLmente”, ovvero una ricerca sul rapporto tra il progresso e la natura.
Sono previste multiple location ed eventi collaterali, ma il nucleo di queste esposizioni è la Villa Reale di Monza. La maggior parte delle opere sono all’interno di alcune sale della Villa, ma ci si è giovati anche della Cappella e del Serrone (che ospita la Rotonda affrescata da Appiani) fino a sfruttare anche il grande Parco con un’ultima installazione a chiudere il percorso.
La distinzione tra artisti italiani e cinesi, nonostante le opere siano mischiate tra loro, è netta e risalta anche agli occhi dei meno esperti.
Gli artisti italiani si rifanno spesso alla tradizione sia nelle immagini che nella tecnica , mentre gli artisti cinesi usano meno i pennelli e più la tecnologia e i riferimenti alla tradizione sono ridotti al minimo o rappresentati in chiave ironica .
Lo studio e le sperimentazioni sulla tecnologia la fanno da padroni da entrambe le parti, nonostante riteniamo che la Cina sappia meglio come sfruttare questo strumento. Le opere fotografiche proposte suscitano sconcerto e rabbia, ma anche sconforto e solitudine di fronte ad una realtà che proprio a causa dell’agire dell’uomo, sta prendendo il sopravvento sull’uomo stesso.
All’interno della Cappella, chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare dalla musica composta da Piero Mottola. Sarete pervasi da uno smarrimento che ci ha portato a chiedersi in che direzione sta andando il mondo, da un’inquietudine suggerita anche dai quattro bambini di cemento armato che si riflettono in uno specchio poggiato a terra (installazione “Narciso” di Valerio Berruti).
E poi uscite, colpiti dall’aria fresca di fine autunno, guardate quello che vi circonda: il caos e il traffico del Viale Cesare Battisti, la Villa agonizzante sotto i ponteggi dei restauratori, la pagoda sulla molla che ondeggia ritmicamente quasi ipnotizzandovi. Proseguite verso il Serrone dove, secondo noi, sono esposte le opere più provocatorie della mostra come Marco Bertin con la fotografia “Made in China” dove un Buddha d’oro guarda con la sua aria sorniona Gesù Crocefisso, Giuseppe Veneziano con il quadro “La strage degli Innocenti” e Wu Wei con la sua scultura “My Eyes I”.
A questo punto sarete frastornati dalla quantità di immagini, emozioni e suoni che avete registrato durante la visita ma c’è un ultima tappa. La più suggestiva probabilmente, soprattutto se decidete di fare la vostra visita nel pomeriggio: ormai il sole sta calando, le ombre si allungano, i suoni sono attutiti dagli alberi, l’unico rumore sarà lo scricchiolio delle foglie cadute e ormai secche sotto i piedi. E poi una luce. Dirigetevi verso di essa e ammirate il ‘Bosco nel bosco’ di Xu Bing.
Se non riuscite a staccare gli occhi, vi gira la testa, state lì impalati per un’ora…non preoccupatevi, si chiama Sindrome di Stendhal. Non è mortale, ma ormai siete stati colpiti a vita dalla meraviglia di una cultura che merita di essere approfondita, studiata e (perché no?) conosciuta da vicino.
Biennale Italia-Cina presso la Reggia di Monza (fino al 16 dicembre 2012) http://www.biennaleitaliacina.com/
ci sono sempre passata davanti pensando “che cavolo è sta roba” ma ora non vedo l’ora di andarci. grazie!
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La presentazione della mostra è molto interessante , andrò a vederla sicuramente uno di questi giorni.
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vista ieri, ultimo giorno. meravigliosa.
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Si, davvero interessante. Per fortuna non ce la siamo persa!
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