Abbiamo visto tutti la novità di Palazzo Strozzi: si chiama “Ferita” ed è un’opera site specific ideata da JR, uno degli artisti contemporanei più famosi al mondo. La facciata rinascimentale è attraversata da uno “squarcio” che svela l’interno del palazzo: il colonnato del cortile, una sala espositiva immaginaria e una biblioteca. è il simbolo della ferita per l’appunto che accomuna la situazione di tutte le istituzioni culturali italiane e non, negli ultimi 12 mesi.
Ma non è la prima volta che la fondazione fa parlare di sé con le sue installazioni!
2020
Lo scorso anno ci sono state due installazioni degne di nota, entrambe posizionate nel cortile del palazzo. La prima era di “Thermodynamic Constellation“, realizzata da Tomás Saraceno in occasione della mostra Aria a lui dedicata: era costituita di tre grandi sfere sospese dalla superficie specchiata che invitavano i visitatori a riflettere sul nostro ruolo nel mondo, dall’uomo al centro, all’uomo che è parte di un universo in cui ricercare una nuova armonia con ciò che la circonda. La seconda invece era “We Rise by Lifting Others“, progetto di Marinella Senatore che – anche in questo caso – ha voluto stimolare una riflessione sull’idea di comunità in un momento in cui il distanziamento sociale condiziona la vita di ognuno di noi. Si trattava di un’installazione luminosa ispirata alle luminarie della tradizione popolare dell’Italia meridionale.
2019
L’anno precedente è stata la volta di Cally Spooner e Mario GarcíaTorres, insieme al collettivo Opavivará. È stata allestita un’amaca di oltre 10 metri nel cortile del palazzo: il pubblico era invitato a salirci sopra per vivere lo spazio della fondazione in un modo nuovo e anticonvenzionale.
2018
Nel 2018, Carsten Höller insieme allo scienziato Stefano Mancuso hanno unito arte e scienza in “The Florence Experiment” per studiare il rapporto tra le piante e gli esseri umani. Dal loggiato del secondo piano si sviluppavano due scivoli attraverso i quali il visitatore doveva lasciarsi scivolare con una pianta di fagiolo in mano che, arrivato in fondo, veniva consegnata a un team di scienziati i quali ne analizzavano alcuni parametri e li confrontavano con quelli delle piante che erano scese dallo scivolo “da sole”.
2016
Anche il 2016 ha visto due installazioni degni nota. Paola Pivi ha lavorato all’interno del cortile, realizzando la monumentale installazione “Untitled (Project for Etchigo-Tsumari)“: una scala gonfiabile di 20 metri che riprendeva il concetto di realismo magico, ovvero dove la percezione della realtà veniva alterata. Poi è la volta di Ai Weiwei con “Reframe“: ventidue gommoni di salvataggio arancioni ancorati alle finestre del palazzo per sottolineare il coinvolgimento dell’artista nella crisi umanitaria dei rifugiati.
2013
Andando ancora più indietro nel tempo, in occasione della notte bianca di Firenze, Federico Gori ha presentato “Di fragilità e potenza“. L’installazione si elevava nel cortile del palazzo e consisteva in una quercia da sughero alta quasi 7 metri dalle cui radice partiva una composizione scultorea di lastre di rame su cui erano state catturate dall’artista le impronte di foglie, rami, cortecce etc. Anche in questo caso, al centro della riflessione c’è il rapporto tra uomo e natura.
2011
Sempre in occasione della Notte Bianca, ma nel 2011, il collettivo Numen / For Use ha inaugurato “Tape Florence“: innumerevoli strati di nastro adesivo trasparente componevano l’opera che non solo poteva essere guardata dall’esterno, ma prevedeva anche un atto partecipativo da parte dei visitatori che potevano letteralmente entrarci. Il risultato finale è una sorta di bozzolo, simbolo di metamorfosi e rigenerazione. Nei mesi precedenti invece, il cortile era occupato da “Metrocubo d’Infinito in un Cubo Specchiante“, di Michelangelo Pistoletto: il visitatore, entrando, poteva vivere l’esperienza di un luogo senza limiti che si estende all’infinito. Lo specchio è da sempre uno degli elementi fondamentali dell’arte di Pistoletto in quanto estensione della mente, che rende visibile anche ciò che normalmente non lo è.
Grazie per questa carrellata, confesso che qualcosa mi era sfuggito. Che voglia di andare a Firenze!
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Sono state talmente tante le installazioni che è quasi impossibile ricordarle tutte!
Anche io tornerei volentieri a Firenze: ci sono stata solo una volta, 3 anni fa, ma non è stato sufficiente per scoprire tutte le meraviglie della città!
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città che richiedono ben più di una settimana per una visita appena soddisfacente
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Esattamente!!! Ci vorrebbe un Grand Tour come nei secoli passati 🙂
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